14-05-2021
Fast Confsal. LA CRISI CONTRATTUALE DEL CLUSTER MARITTIMO

Le crisi delle aziende armatoriali e le conseguenze che ne derivano sull’occupazione possono essere tutelate e governate, principalmente, con un forte contratto nazionale.
La volontà delle parti firmatarie del contratto nazionale di lavoro per il settore privato dell’industria armatoriale di aver voluto a tutti i costi sottoscrivere un contratto unico, effettuando mera azione di “ taglia e cuci” ha sancito, a nostro dire, un grossa falla per la tutela occupazionale ma anche rispetto alla tenuta delle nostre aziende .
La gloriosa storia della nostra marineria, infatti, aveva come uno dei pilastri principali il contratto nazionale che, fino a poco tempo fa, includeva due principi di tutela sia per i lavoratori che per le aziende . Il primo, cosiddetto contratto Fedarlinea era per le attività prevalentemente di cabotaggio nazionale. Il secondo, quello comunemente denominato contratto Confitarma, prevalente per le attività internazionali. Il primo, Fedarlinea, trainante ed il secondo trainato ma di fatto complementari l’uno all’altro.
Fino ad una decina di anni fa il rinnovo del contratto nazionale era subordinato al cabotaggio nazionale attraverso, appunto, il contratto Fedarlinea il quale, pur non modificando le regole internazionali del contratto Confitarma, ne determinava il rinnovo economico e normativo, senza creare alcuna vacanza contrattuale e ponendo tutti, marittimi ed aziende, al riparo da qualsiasi forma di sperequazione socio economica ed imprenditoriale nazionale e, contemporaneamente, esportando professionalità marinaresche attraverso le nostre navi in giro per il mondo .
Questa logica della globalizzazione passa innanzitutto attraverso la solidità sociale ed economica nazionale. Senza una forte struttura di queste due componenti tutti i nostri lavoratori e le aziende sono esposti a competizioni speculative di ogni genere ed uno degli argini a questa deriva è appunto un contratto nazionale forte che veda un solo corpo, azienda e marittimo, a difesa del proprio futuro e dagli attacchi, spesso speculativi, delle varie multinazionali o, peggio ancora, da banche e fondi speculativi .
Il contratto firmato a Dicembre scorso da Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti, differentemente da quanto si pensi, è andato nella direzione opposta mettendo a rischio aziende e lavoratori in un settore, quello marittimo, da sempre globalizzato e, se consideriamo la difficoltà della comunità europea a definire regole uguali almeno per tutti i paesi membri, ci si rende subito conto di quanto il nostro cluster marittimo sia debole dagli attacchi della concorrenza, quella cattiva, sia europea che internazionale.