09-06-2021

DIGITALIZZAZIONE E SVILUPPO TECNOLOGICO NEI TRASPORTI: NUOVA OCCUPAZIONE O NUOVA DISOCCUPAZIONE?

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Lo sviluppo tecnologico, la digitalizzazione, i big data ecc. sono tutte evoluzioni che caratterizzeranno l’attuale e la futura organizzazione del lavoro in un processo irreversibile che non si può certamente fermare. Questo argomento è anche un tema centrale nei trasporti dove già si stanno verifcando dei processi di evoluzione nella gestione in remoto di alcuni vettori, a partire dal settore marittimo in cui si registrano sperimentazioni di movimentazioni con navi da carico senza equipaggio.

La domanda più pertinente che un sindacato responsabile si deve porre è quella se l’evoluzione tecnologica e le relative applicazioni in intelligenza artifciale avranno rimosso più lavori di quanti ne avranno creati nel futuro. A questa domanda nessuno in questo momento è in grado di fornire una risposta esaustiva.

Nel caso in cui il saldo fosse negativo, ovvero più disoccupazione rispetto ai nuovi posti creati, si andrebbe a sviluppare un'ulteriore disuguaglianza tra i cittadini con ripercussioni sull’ordine sociale. In caso contrario si potrà gioire di ulteriore occupazione ma ciò sicuramente si potrà concretizzare solo se la capacità umana sarà in grado di inventarsi nuove opportunità.

Dalla nascita della rivoluzione industriale in poi, le macchine hanno sempre rimpiazzato l’uomo, in particolare le tute blu, salvaguardando i lavori cosi detti di “concetto”. Prima, se un lavoratore perdeva il lavoro nel settore manifatturiero a causa del progresso tecnologico, riusciva a trovare un impiego nel mondo dei “servizi“ ma ora la situazione è cambiata: le nuove macchine e l’evoluzione tecnologica corrono troppo forte e distruggono più posti di quanti non riescano a creare.

Tutto ciò sta uccidendo la classe media dei lavoratori, quella più a rischio di essere automatizzata, insieme ai lavoratori con più basso livello formativo in cui, per quest’ultimi, si profla anche una vera e propria concorrenza con chi offre la stessa mano d’opera a costo salariale più basso. Si salvano, al momento i lavoratori a più alta formazione e con una specializzazione molto accentuata che riusciranno, per questo, a tutelare la propria occupazione.

Ricordiamo che il settore dei trasporti ed in particolare il settore marittimo si compone di una forza lavoro che per la maggior parte, circa il 72%, è costituita da lavoratori della classe media o a più basso livello formativo. Nel frattempo, proprio nel settore dei trasporti stiamo assistendo ad un'evoluzione tecnologica senza precedenti, a partire dalla gestione in remoto delle navi, con le stesse che si muovono senza equipaggio, come nei porti dove si registrano nuovi sistemi di digitalizzazione.

Stessa cosa avviene anche nel settore ferroviario dove, in questo caso, la tecnologia ha completamente rivoluzionato l’organizzazione del lavoro, determinando un taglio di impieghi signifcativo, mai riequilibrato nonostante le successive assunzioni. Quanto sopra non intende essere interpretato come un anatema contro l’evoluzione tecnologica, tanto più se parliamo di digitalizzazione, che vuol dire anche riduzione ed eliminazione delle procedure cartacee e burocratiche.

Infatti, a fronte di quanto sopra, risulta eclatante ciò che è successo negli ultimi anni nel settore marittimo dove abbiamo assistito ad una perdita di naviglio, da 790 a 580 navi, passate da bandiera italiana a bandiera estera (in particolare in bandiera maltese), in moltissimi casi, il tutto dovuto alla richiesta incessante degli stessi armatori di poter accedere a procedure più snelle e legate all’utilizzo di nuove tecnologie digitali, non riscontate quando erano in bandiera italiana.

Chiaramente uno dei cavalli di battaglia per cogliere nel migliore dei modi i benefci di questa rivoluzione tecnologica è puntare sulla formazione e l’istruzione, ripensando in particolare ad un nuovo modello scolastico che avvicini i nostri studenti alle nuove attività lavorative che si stanno creando.

L’idea di fondo è trovare il modo di valorizzare la nostra parte più umana e creativa, meno attaccabile dai software. L’esperienza dell’ITS (Istituti Tecnici Superiori) può essere preso a riferimento per traguardare questa nuova fase, incrociando le competenze teoriche a quelle pratiche nelle aziende in cui gli stessi studenti andranno a lavorare. Infne servono e serviranno fnanziamenti pubblici adeguati per sostenere questo processo di trasformazione del mondo del lavoro con adeguati sistemi sociali in grado di gestire possibili impatti negativi sull’occupazione. Insomma meglio prevenire che curare, cercando di rimanere quanto più ottimisti per un futuro ricco di nuove opportunità. ◆

Paolo Fantappie Segretario Nazionale Uiltrasporti