LE PROSSIME SFIDE DEL SINDACATO: RAPPRESENTATIVITÀ E POLITICA DEI REDDITI

 

di Paolo Fantappiè

Se dobbiamo pensare al prossimo futuro, come Uiltrasporti ed Uil, non potremo che concentrare i nostri sforzi su questi due problemi. La mancanza di un quadro legislativo sulla rappresentatività sta provocando ormai da tempo un problema evidente sulla funzionalità dell’azione sindacale e sulla sua efficacia. La presenza di un numero ormai considerevole di organizzazioni sindacali e di pseudo associazioni che chiedono di essere ascoltate dalle controparti e che le stesse rappresentanze datoriali utilizzano per trarne benefici in termini di contratti od accordi più favorevoli, hanno creato una giungla negoziale e contrattuale con lo scopo di creare un vero e proprio dumping normativo e salariale tra gli stessi lavoratori. Con ciò non si vuole mettere assolutamente in discussione la grande conquista della libertà sindacale come ben rappresentata dall’ articolo 39 comma 1della Costituzione ma ritengo opportuno, alla luce della nascita di un numero considerevole di associazioni ed organizzazioni sindacali, specie nel settore marittimo, capire quanto, in proporzione ai loro iscritti reali, rappresentano qualcosa e qualcuno.

Serve misurare la forza rappresentativa di ciascuna organizzazione sindacale e solo quelle con una determinata rappresentatività ovvero un numero minimo di iscritti in rapporto ad un risultato apprezzabile nelle ultime consultazioni per l’elezione della Rappresentanza sindacale unitaria, essere legittimate a sedersi ad un tavolo di trattativa ed essere pertanto individuate come forza sindacale rappresentativa.

Stessa cosa vale per il mondo istituzionale: come è possibile che un'istituzione come il Ministero dei Trasporti od il Comando Generale delle Capitanerie di porto, per fare un esempio, convochino pseudo associazioni o pseudo organizzazioni sindacali del settore marittimo, spuntate dal niente, spesso senza una ramificazione su tutto il territorio nazionale, senza conoscerne la loro incidenza in termini di tesseramento e di risultati nelle eventuali consultazioni sindacali aziendali, senza conoscere quali statuti interni di funzionamento adottino ma per il solo fatto che esistono, essere legittimate di fatto a partecipare a fasi di trattative o di consultazione su materie sindacali ed attinenti al lavoro?

Tutto ciò sta provocando una situazione paradossale, di completo ingessamento del sistema che non riesce più a fornire risposte esaustive ai marittimi e più in generale al mondo del lavoro.

In tale contesto si assiste a pletorici tavoli di confronto in cui siedono istituzioni ed armatori ed in cui partecipano tutte le forze sindacali ovvero un numero spaventoso di persone senza sapere “chi fa che cosa” ovvero che cosa rappresentano in termini di marittimi e come sono strutturati. Paradossalmente l’attuale quadro legislativo permetterebbe ad un qualsiasi sconosciuto che prende una piccola stanza in affitto in qualsiasi parte del territorio italiano di legittimarsi come forza sindacale od associazione del settore pronta a partecipare a qualsiasi tavolo di confronto che si possa aprire sia in Capitaneria di porto che in Azienda o in qualsiasi livello di trattativa. Praticamente stiamo parlando di una legittimazione di fatto e non di diritto. Capite bene che una tale situazione non permette alla contrattazione in generale di poter ottenere risultati concreti.

Ormai è cosa nota come esistano più di 800 contratti di lavoro stipulati da una miriade di sindacati, molti dei quali con pesature normative e salariali differenti. Insomma la nostra battaglia contro il dumping salariale e normativo che mette gomito a gomito lavoratori con uguali mansioni ed uguale tipologia di lavoro ma differenti salari, nasce anche da questa contraddizione ovvero dalla legittimazione di fatto di qualsiasi forma sindacale oggi presente sul nostro territorio nazionale. Serve allora quanto prima una legge che regoli chi può partecipare ai tavoli di confronto con le aziende e con le istituzioni e chi al contrario, non ne ha facoltà, nel rispetto, sia chiaro, della massima libertà di espressione per qualsiasi soggetto sindacale presente sul nostro territorio nazionale.

Solo in questa maniera avremo, non solo una maggiore velocizzazione nell’attività negoziale tra le parti ma sicuramente anche la produzione di accordi e contratti che potranno essere stipulati con “efficacia obbligatoria per tutti i lavoratori a cui quell’accordo o quel contratto si riferisce”. Quindi riusciremo , in questa maniera, ad evitare dumping contrattuale ed anche differenti regimi normativi e salariali.

L’altro argomento di grande attualità e di priorità assoluta per il sindacato in generale è quello relativo alla politica dei redditi. È ormai assodato come i nostri stipendi siano tra i più bassi della Comunità europea e che allo stesso tempo, paradossalmente, siano i più costosi in termini assoluti per i datori di lavoro. Esiste infatti una differenza enorme tra quanto viene erogato al lavoratore in termini di salario netto e quanto viene conteggiato in termine di salario lordo. Praticamente in Italia se ti offrono uno stipendio da 1200 euro, la stessa azienda ne paga 2400 euro; infatti si devono conteggiare l’Irpef, i contributi previdenziali ed assicurativi obbligatori. Questo sistema non può più reggere anche perché crea due scompensi: rende bassi gli stipendi ai lavoratori italiani e appesantisce fortemente i costi per le aziende. Fermo restando che i contributi devono essere erogati alla previdenza ed al sistema assicurativo pubblico, si devono, allo stesso tempo, trovare le leve per ridurre fortemente la tassazione che grava sui redditi da lavoro dipendente. Quindi il governo attuale e quelli futuri dovranno concentrarsi su questo problema ovvero trovare risorse finanziare per ridurre o meglio annullare l’Irpef da lavoro dipendente, obbligando le aziende a ristornare una parte consistente di questo risparmio nei salari dei propri dipendenti.

A questo si dovrà aggiungere una seria volontà da parte delle aziende di ristornare anche una parte importante dei propri utili sempre verso gli stipendi dei lavoratori. Quanto sopra anche in previsione di un indice IPCA che da alcuni anni sta rimanendo invariato, non permettendo recuperi significativi, durante i rinnovi contrattuali, in termini di capacità di spesa, ai nostri salari.

Concludendo, ritengo che questi due argomenti, rappresentatività del sindacato e politica dei redditi, dovranno caratterizzarsi come i principali obiettivi su cui lavorare tutti insieme, nella consapevolezza che solo con la serietà e l’impegno potremo garantire condizioni migliori per i lavoratori che rappresentiamo e maggior forza allo stesso sindacato.

 

◆ * Segretario Nazionale Uiltrasporti

 

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