01-02-2020

Continuità territoriale, in scadenza la convenzione con Tirrenia: a rischio un migliaio di lavoratori

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E’ nebbia fitta sul futuro del personale Moby – Tirrenia impegnato nel servizio della continuità territoriale. Un clima di ansia cresciuto nelle ultime settimane con i ripetuti allarmi dei sindacati che denunciano i rischi sempre più concreti ai danni delle linee da e verso l’Isola e dei relativi posti di lavoro, diretta conseguenza dell’ormai prossima conclusione della convenzione da 72 milioni di euro per le rotte della continuità territoriale marittima della Sardegna e della Sicilia.

A preoccupare i lavoratori è anche il servizio di collegamento marittimo tra Genova e la Sardegna, uno snodo cruciale che assicura per tutto l’anno il trasporto di passeggeri e merci tra l’Isola e il principale porto d’Italia, terminale strategico da e verso la parte più produttiva del Paese. Il rischio, ogni giorno sempre più realistico, è che con la fine del servizio pubblico in convenzione con lo Stato della compagnia Tirrenia vengano chiusi gli uffici cittadini del gruppo ,con la conseguente perdita dell’occupazione per le decine di marittimi impegnati nel servizio di collegamento via mare e gli amministrativi occupati a terra nello scalo ligure.

Appena qualche giorno fa la compagnia Tirrenia ha annunciato ufficialmente la chiusura delle sedi amministrative storiche di Napoli e Cagliari e il trasferimento dei lavoratori in altre sedi, in particolare Milano, Portoferraio e Livorno. Una strategia di ricollocamento delle risorse umane che trova conferma in quanto accaduto pochi mesi orsono proprio a Genova, quando si è deciso il trasferimento di diversi dipendenti verso la sede di Livorno: una decisione fortemente osteggiata dai lavoratori interessati, tutti nell’immediato firmatari di una a dir poco polemica lettera di dimissioni. Facile pertanto immaginare gli angoscianti sviluppi futuri, specie dopo la fosca previsione emersa nel recente incontro nazionale tra azienda e sindacati di circa mille esuberi tra le file del personale a partire dal prossimo mese di settembre.

A complicare le cose è poi la scarsa probabilità di una proroga governativa nella concessione delle tratte della continuità al gruppo Moby – Tirrenia, con l’esecutivo di Giuseppe Conte impegnato da tempo nella preparazione della prossima gara pubblica.

Al netto dei numeri diffusi in modo disordinato e delle ipotesi più o meno suggestive, a un addetto ai lavori non sfugge l’analisi spesso superficiale di certa cronaca e il carattere aleatorio di alcune cifre spesso sparate a casaccio e in ogni caso impossibili da verificare e dimostrare. Parlare dell’imminente licenziamento in tronco di mille marittimi da parte di Tirrenia è infatti un esercizio di pura virtualità: i marittimi in continuità di rapporto di lavoro con il gruppo sono infatti compresi tra un più veritiero numero di quattrocento e di seicento, tenendo in considerazione la presenza della folta riserva di lavoratori stagionali.

I numeri effettivi pertanto sono tutti da verificare, tanto più che nessuno al momento dispone di numeri esatti e inequivocabili. Quel che è certo è che a temere dalla fine della convenzione per le rotte della continuità sono soprattutto i lavoratori Tirrenia della Campania, e assai meno quelli liguri o sardi, presenti tra le fila dell’azienda in numero più limitato. Quanto al ministero dei Trasporti, dai corridoi di piazzale Porta Pia fanno sapere che chiunque si aggiudicherà la gara per la convenzione nessun lavoratore attualmente impiegato perderà il proprio posto di lavoro, anche se al momento non si può ragionevolmente sapere cosa davvero potrà accadere tra qualche mese.Da sottolineare che la Sardegna sollecita per sè l’attribuzione della regolamentazione esclusiva della continuità territoriale marittima alla luce della conferma della propria competenza anche da parte della Corte Costituzionale.

Nicola Silenti

(ilsarrabus.news)

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