18-01-2020

Pensioni, cosa cambia con la Manovra 2020: tutte le novità

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Confermate Quota 100, Opzione Donna e Ape sociale. Via libera alla rivalutazione degli assegni previdenziali che saranno adeguati all’inflazione. Di seguito tutte le conferme e le novità sulle pensioni, introdotte dalla Manovra 2020.

Pensioni, cosa cambia con la Manovra 2020

È stato uno dei temi più caldi della Legge di Bilancio 2020 e alla fine Quota 100 ha superato l’esame della manovra ottenendo una conferma anche per il 2020. Il provvedimento è stato introdotto nel 2019 ed è previsto in via sperimentale fino alla fine del 2021, coprendo un intero triennio.

Dunque non si tratta di una misura strutturale, e cioè valida per sempre. Questo significa che se non interverranno ulteriori provvedimenti, chiunque maturerà i requisiti dopo il 31 dicembre 2021, non potrà accedere a questa forma di pensionamento anticipato.

Il mancato rinnovo di Quota 100 dopo il 2021, potrebbe creare quello che si chiama scalone, una differenza di 6 anni per l’accesso alla pensione tra soggetti nati ad un solo anno di distanza tra loro. I nati nel 1959 rientrerebbero ancora nel beneficio, quelli del 1960 resterebbero esclusi.

Come funziona Quota 100?

Questa misura comporta la possibilità per i lavoratori di andare anticipatamente in pensione se si rispettano entrambi questi requisiti:

età anagrafica di almeno 62 anni (per il 2020 parliamo dunque dei soggetti nati nel 1958); contributi versati per almeno 38 anni.

Chi ha raggiunto i requisiti entro il 31 dicembre 2019, potrà andare in pensione a partire dal 1° aprile 2020, se è un lavoratore del settore privato, e le “finestre d’uscita” si apriranno ogni 3 mesi per chi raggiunge i requisiti nel 2020. Per il lavoratori del settore pubblico, invece, l’attesa sarà più lunga. Con la prima finestra 2020 che si aprirà il 1° agosto e poi di sei mesi in sei mesi.

Come detto Quota 100 è prevista fino al 2021, dopodiché si rischia lo scalone di 6 anni. Ma sono allo studio due possibili soluzioni per ridurre il gap tra soggetti prossimi alla pensione:

innalzare il limite di età da 62 a 64 anni; calcolare l’assegno esclusivamente con il metodo contributivo (che, come vedremo nel prossimo paragrafo, comporta una riduzione dell’assegno stesso).

Opzione Donna 2020

La manovra conferma per il 2020, anche Opzione Donna, una ulteriore possibilità di accesso al pensionamento anticipato riservato alle donne e pensato per via dei carichi di cura dei figli e delle persone anziane, tutt’ora affidato prevalentemente alle lavoratrici.

Come funziona Opzione Donna?

Le donne che lavorano, accedendo ad Opzione Donna, hanno diritto ad andare in pensione in anticipo nel caso in cui si rispettino contemporaneamente i seguenti requisiti:

età anagrafica di almeno 58 anni; contributi versati per almeno 35 anni.

L’età anagrafica viene innalzata a 59 anni, nel caso in cui la richiedente sia una lavoratrice autonoma. Il beneficio è valido a condizione che la lavoratrice accetti che il proprio assegno venga determinato totalmente con il sistema contributivo, sistema che si basa sui contributi effettivamente versati dalla richiedente negli anni in cui ha lavorato.

L’altro sistema di calcolo è, infatti, il misto: sistema contributivo e sistema retributivo. Con il sistema misto, parte dell’assegno viene determinato in base alla retribuzione percepita al momento del pensionamento. Il sistema retributivo è economicamente molto più vantaggioso, dunque chi ha diritto a questo tipo di calcolo deve rinunciare a parte del proprio assegno per andare in pensione in anticipo.

La penalizzazione economica, a seconda dei casi, può toccare anche il 25/35%, dunque le donne che intendono fruire della possibilità di uscita devono far bene i propri conti.

Ape sociale 2020

La terza misura di pensionamento anticipato confermata anche per il 2020, riguarda determinate categorie di lavoratori. Parliamo dell’Ape sociale (Ape sta per anticipo pensionistico).

Come funzione l’Ape sociale?

Si tratta della possibilità di ottenere un sussidio INPS che viene erogato dallo Stato, dal momento in cui il soggetto avente diritto ne fa domanda e fino al raggiungimento dell’età richiesta per la pensione di vecchiaia, cioè 67 anni.

Il provvedimento è destinato a:

determinate categorie di lavoratori;
età anagrafica di almeno 63 anni;
non essere già titolari di pensione diretta in Italia o all’estero.

Di seguito le categorie di lavoratori coinvolti:

disoccupati;
soggetti che assistono familiari disabili;
lavoratori con invalidità pari almeno al 74%;
chi svolge lavori gravosi (operai edili, autisti di gru e macchine per l’edilizia, conciatori, macchinisti e personale viaggiante, autisti di mezzi pesanti, infermiere e ostetriche ospedaliere turniste, badanti, maestre d’asilo, facchini, personale addetto ai servizi di pulizia, operatori ecologici, operai siderurgici e del vetro, operai agricoli, marittimi e pescatori).

La rivalutazione degli assegni 2020

Prevista per il 2020, anche la rivalutazione degli importi degli assegni pensionistici. Si tratta dell’adeguamento degli assegni all’andamento dell’inflazione. L’adeguamento stimato per il 2020 è pari allo 0,4% e sarà applicato in tutto o in parte per scaglioni di reddito:

per le pensioni inferiori o pari a tre volte il minimo, fissato dall’INPS s 515,07 euro, la rivalutazione sarà applicata per intero;
per gli importi superiori a tre volte il minimo, la rivalutazione sarà applicata in maniera parziale e si ridurrà al crescere del reddito.

Si parla dunque di una rivalutazione-mini poiché se facciamo l’esempio di un soggetto che percepisce un assegno mensile pari a 1.500 euro, con rivalutazione applicata al 100%, l’aumento sarà pari a 6 euro mensili.

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