LIVORNO - (di
Renato Roffi)
Riguardo a quanto si è
detto, scritto e (spesso
disinformatamente)
commentato in questi giorni
riguardo alla rimozione del
comandante Gregorio De Falco
dalla posizione di
responsabile della centrale
operativa del secondo Mrsc,
merita chiarire alcuni punti
che, con ogni probabilità,
sfuggono a chi non ha, come
il sottoscritto, esperienza
polidecennale diretta di
certi complessi meccanismi
che… regolano la vita
all’interno del Corpo delle
Capitanerie di Porto e, più
latamente, della Marina
Militare, da cui esso
dipende, salvo che per
l’impiego e i trasferimenti
del personale.
L’amarezza manifestata dal
comandante De Falco è più
che comprensibile. Essa si
deve, infatti, non tanto al
fatto, di essere stato
chiamato a svolgere un ruolo
diverso da quello attuale,
quanto, se mai, all’essere
stato assegnato ad un
incarico amministrativo,
come la Direzione marittima,
in cui, ordinariamente e per
prassi diffusa e
consolidata, vengono
provvisoriamente
parcheggiati ufficiali in
attesa che si renda
disponibile una collocazione
più gratificante o altri per
i quali, al momento, per
motivi di organizzazione o
per altre diverse ragioni,
non si trova una soluzione
alternativa.
Per meglio comprendere
quanto sta accadendo,
dunque, occorre sapere che
all’interno
dell’organizzazione non
scritta delle Capitanerie di
Porto, esistono incarichi ed
uffici connotati da diversi
gradi di appetibilità e
prestigio che, in qualche
modo, indicano, sia pure in
maniera del tutto teorica,
ma non del tutto apodittica,
le prospettive di carriera
di chi li ricopre, come ben
sanno sia il comandante De
Falco che i suoi superiori.
Per quanto è possibile
supporre e secondo
l’esperienza lunga, diretta
e, per molti aspetti,
sofferta di chi scrive, al
provvedimento che ha colpito
il comandante De Falco,
formalmente adottato dal
primo reparto del Comando
generale del Corpo delle
Capitanerie, che dal
comportamento dell’ufficiale
ha tratto lustro, prestigio
e consenso, potrebbe non
essere del tutto estraneo
quel bel palazzone sul
Tevere abitato da persone
vestite dello stesso
elegantissimo blu marino, ma
che, sotto l’oro dei gradi,
anziché il rassicurante
verde della Guardia
Costiera, mostrano un colore
nero come la notte più buia.
E’ ben vero, infine, che un
ufficiale come il Capitano
di Fregata (CP) De Falco,
nel corso della carriera,
debba maturare varie
esperienze, rimane, però, il
fatto che l’incarico che gli
sarebbe stato assegnato non
rientra davvero fra quelli
più ambìti e sul perché di
quanto sta accadendo... il
più bel tacer non fu mai
scritto.