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           Camillo Scala

Ma cosa fanno i marinai quando non navigano  

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INVASIONE DI TIR A MESSINA, ACCORINTI NON CHIUDE IL CAVALCAVIA MA FA TERRA BRUCIATA INTORNO
La reazione di Renato Accorinti è arrivata ed è stata sottile. Decisamente più sottile dei segnali lanciati per nulla a casaccio da Capitaneria di porto, Autorità portuale e Prefettura. Segnali atti a indicare che non è cosa buona e giusta intaccare gli interessi delle famiglie Franza-Genovese, togliendo loro la soddisfazione di sguinzagliare in giro per la città, in pieno giorno, i mezzi pesanti che sbarcano dalle navi Cartour.

Fermo restando che è piena convinzione di chi scrive che i tir, in un centro civile e moderno, non dovrebbero passare nemmeno nel cuore della notte, nemmeno a Ferragosto, nemmeno il 30 febbraio, rimane il fatto che questa levata di scudi degradante contro il benessere dei cittadini, proprio da parte di chi più di ogni altro dovrebbe tutelarli, non poteva non scatenare la reazione di un uomo come il sindaco. Uno che di errori ne ha fatti e ne farà, soprattutto sotto il profilo della comunicazione. Ma che difficilmente si lascia intimidire.
Così, venerdì sera, l’uomo No Ponte, colui che più di ogni altro, in anni non sospetti, proprio sotto il profilo mediatico ha dato una mano al gruppo Caronte&Tourist, rafforzandone il monopolio, ha detto nuovamente “no”. No al passaggio dei bisonti della strada a Messina. Lo ha fatto con un’ordinanza che dice tutto, senza apparentemente dire niente.
Nel suo provvedimento, che adesso dovrà essere perfezionato dal dipartimento Mobilità di palazzo Zanca, il primo cittadino non chiude il cavalcavia, come invece era stato preannunciato lo scorso 20 giugno. Fa di peggio. Gli fa terra bruciata intorno. Infatti, dal prossimo 21 luglio – e non dal 20 come ipotizzato quasi un mese fa – saranno interdetti ai tir corso Vittorio Emanuele II, via Rizzo, via Campo delle Vettovaglie e via La Farina fino all’incrocio con il viale Europa. Per la serie: Sbarcate pure nel molo Norimberga e restateci.
La scelta è strategica e mira ad aggirare un ostacolo sollevato in Prefettura, durante la riunione "tecnica" dell'8 luglio dalla quale il Comune è stato escluso, e confermato, nei giorni scorsi, dall’assessore all’Urbanistica, Sergio De Cola. Il cavalcavia non è di esclusiva proprietà del Comune, considerando che deve condividerne la titolarità con Rfi. Le restanti strade cittadine, invece, lo sono. Ed è qui che il sindaco può essere, come direbbe Antonino Samiani, “dominus”. Ovvero, padrone.
E, in questa landa desolata dove finora i padroni sono stati altri, un uomo ha deciso di reagire. Spetta alla città far sì che non sia un uomo solo al comando di nessuno.

 

 

 

 

 

 

 

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