24-06-2019

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MARITTIMO, PORTUALE, LOGISTICO E CANTIERISTICO

L'Italia detiene il 1° posto in Europa per importazione via mare, con 185,4 milioni di tonnellate di merci ed è al 3° posto per esportazioni con 47 milioni di tonnellate.

Per il traffico passeggeri l'Italia è al 1° posto con 6,7 milioni di persone come base di partenza e di destinazione delle crociere, il “Cluster marittimo” contribuisce attualmente al 2.6 del PIL Nazionale.

La forza del trasporto marittimo nazionale è dovuta, a nostro parere, alla nostra antica tradizione marinara dove, la “Compagnia di Navigazione”, ha sempre avuto come centro dell’attività la “nave ed il suo equipaggio”.

Oggi alcune sono ancora guidate da veri Armatori, mentre altre da Amministratori Delegati incaricati da Fondi Sovrani di Investimento, che hanno come unico obiettivo il profitto.

La sfida globale che il nostro armamento si trova ad affrontare oggi può essere vinta solo se tutti gli “attori” del Cluster marittimo si convincono che la professionalità del marittimo italiano, fa la differenza a partire dall’attitudine che ha ad andare per mare.

Occorrono nuovi e forti investimenti nel settore sia da parte del Governo che dai privati, non si deve investire solo nella TAV, occorre rendere i nostri porti più efficienti e polifunzionali con lo scopo di incrementare i volumi dei trasporti dall'Asia Orientale verso il Nord Europa.

La nostra cantieristica ha subito un forte calo di commesse, infatti parecchi armatori italiani per la costruzione delle loro navi, si rivolgono a cantieri in Estremo Oriente, dove trovano un risparmio del 30/35% rispetto ai cantieri Italiani, con conseguente forte perdita di posti di lavoro.

È importante proiettarsi verso nuovi obiettivi, con coscienza e spirito innovativo, così da poter affrontare le difficoltà che ci attendono.

Ciò impone interventi sostanziali di riforma e quindi la necessità di iniziare a chiedere alla politica misure idonee a creare un minimo di regole da far valere a livello comunitario e mondiale.

Bisogna insistere in questa direzione con ancora maggiore determinazione, perché lo chiede il senso critico che ci accomuna, la consapevolezza delle difficoltà e la voce sofferente dei lavoratori di tutto il Comparto.

L’Italia, geograficamente, è il paese più privilegiato in Europa per lo sviluppo occupazionale marittimo, in quanto piattaforma logistica naturale nel mar Mediterraneo.

Registro Internazionale

È stato istituito con Legge 27 febbraio 1998, n.30, di conversione del Decreto Legge 30 dicembre 1997, n.457. Si tratta di uno specifico Registro, che prevede, ai fini della formazione del reddito complessivo assoggettabile all’IRES, la riduzione dell'80% del reddito derivante dall’utilizzazione di navi iscritte nel doppio registro, originariamente pensato per le navi impiegate in traffici internazionali e successivamente esteso con la Legge 326/2003 anche alle navi utilizzate in traffici nazionali tra porti con distanze superiori alle 100 miglia.

Sempre dal punto di vista fiscale, le Aziende Armatoriali con navi iscritte al registro internazionale beneficiano di un credito d’imposta sul reddito delle persone fisiche dovuta sulle retribuzioni corrisposte al personale imbarcato.

Successivamente, il D.Lgs n. 137/98 ha previsto lo scomputo dalla base imponibile ai fini IRAP della quota di valore attribuibile alle attività produttive esercitate attraverso navi iscritte nel registro internazionale.

Come si può notare, la richiamata Legge 30/98 ha introdotto un esonero totale dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali dovuti per legge per tutto il personale imbarcato sulle navi iscritte al registro internazionale e tutto al fine di salvaguardare ed incrementare l’occupazione dei marittimi italiani/comunitari, finalità questa totalmente disattesa, essendo progressivamente aumentato, il ricorso a personale extracomunitario.

Per ovviare alla stortura della Legge 30/98 sull’imbarco di marittimi extracomunitari, la scorsa Legislatura, su iniziativa del Senatore Cociancich, ha introdotto nella Legge n.122 del 7 luglio 2016 all’articolo 24 comma 12 punto b, l’obbligo per le navi ro-ro e ro-ro pax iscritte nel registro internazionale adibite al traffico di cabotaggio, anche tra porti appartenenti a diversi Stati della U.E., di imbarcare solo marittimi italiani/comunitari.

Da quello che sappiamo la Legge su citata doveva essere operativa a giugno del 2018, dopo un’odissea durata anni, ma, ad oggi, non se ne sa più nulla. Se nel caso fosse utilizzata alla “lettera”, comporterebbe nell’immediatezza centinaia di nuovi posti di lavoro per i nostri marittimi.

Istruzione

Va inoltre evidenziato che venti anni fa i nostri Istituti Nautici erano ampiamente coerenti con quanto la STCW prevedeva per gli I.M.O. model 7.01 e 7.02 riguardo le ore di frequenza e le materie professionali previste. Successivamente si sono avute due riforme dell’Istituto Tecnico Nautico, con i programmi Orione e Nautilus, programmi sperimentali ma coerenti con quanto richiesto dall’ IMO. Purtroppo, con la riforma Gelmini e l’introduzione della figura del Perito Nautico e non più dell’Allievo Ufficiale, ovvero quando il “Nautico” è diventato Istituto per la Logistica dei Trasporti, il programma è radicalmente cambiato e non ha più soddisfatto i requisiti previsti dall’IMO.

 È evidente che occorre assolutamente mettere mano ad una riforma scolastica per il comparto marittimo, riaprire i Nautici e le scuole professionali ad indirizzo marinaresco un tempo vanto della nostra nazione. In tale impegno non bisogna però permettere che ne traggano profitto le relative Accademie della Marina Mercantile Italiana di Genova e di Manila volute da soggetti senza scrupoli.

Ministero della Marina Mercantile

Riteniamo indispensabile ricostituire il Ministero della Marina Mercantile assicurando che, all’interno dello stesso, siano inserite persone veramente competenti in materia così che, Armatori, Sindacati e Associazioni del settore abbiano un valido interlocutore con il quale affrontare e risolvere tutte le tematiche e problematiche in campo marittimo.

Collocamento

La riforma del collocamento della Gente di Mare, prevista dal D.P.R. 18/04/2016 n. 231, com’è noto, non ha mai avuto pratica applicazione, per la mancanza dei decreti attuativi previsti dal medesimo decreto. Tale situazione comporta un sensibile vuoto normativo nell’ordinario andamento degli uffici di collocamento che è stato colmato in parte con la reviviscenza della normativa precedentemente applicabile (Decreto 13.10.1992 n. 584) seppur formalmente abrogata. Pertanto, preso atto di un diritto vigente che possa confortare in nostro “modus operandi”, sarebbe auspicabile procedere, quanto prima, alla redazione di una nuova disciplina in materia, partendo dai principi del DPR 231/2006, ovvero realizzando nello specifico l’Anagrafe del Marittimo che dovrebbe sostituire l’attuale Turno Generale mentre la stesura degli organici aziendali avvicenderebbero quelli particolari, abolendo nella totalità dei casi l’emissione del buono di imbarco.

Ma tutto questo è fermo: abbiamo interessato più volte il MIT, ma non c’è stato alcun interessamento concreto; forse sarebbe il caso di eliminare le Agenzie di Manning, che per imbarcare una persona prendono soldi dagli armatori e dai marittimi stessi (vedi ad esempio Costa Crociere, Corsica Ferries e altre società).

Welfare

L'Italia ha preso “in prestito” il termine Welfare dagli Inglesi, dopo la fine della prima guerra mondiale, per definire il settore dello Stato che “dovrebbe” occuparsi delle fasce più deboli (disabili, lavoratori subordinati, pensionati ecc…) settore che una volta si chiamava Previdenza Sociale. E cioè un sistema sociale che vuole garantire a tutti i cittadini la fruizione dei servizi sociali ritenuti indispensabili. Per il Comparto Marittimo cosa si è fatto poco o nulla. Nonostante le ingenti risorse disponibili, abbiamo ancora un Servizio Sanitario dedicato ex “Cassa Marittima”, ma oggi i marittimi sono costretti ad affrontare viaggi fuori residenza con grandi difficoltà e rischi per ricevere assistenza Medico legale.

Contratto Collettivo di Lavoro

Il contratto collettivo nazionale di lavoro per i marittimi è scaduto il 31.12.2017, siamo oggi a giugno 2019 e non ancora è stata aperta ufficialmente una trattativa. Il Contratto Nazionale, strumento di regolazione e di contrasto alla concorrenza sleale tra imprese e a tutela dei diritti dei lavoratori, è stato completamente abbandonato. Anche questo fa capire come il settore necessiti di adeguata ed urgente considerazione.

Questa sintetica analisi, che evidenza la situazione negativa del Comparto Marittimo Nazionale, ci induce a pensare che il destino del marittimo italiano sia segnato: se le Istituzioni preposte non dedicheranno al settore l’attenzione che merita, in pochi anni questa figura scomparirà dalle navi.

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