LA MALATTIA DEL FERRO E LA
“PERFEZIONE” NEI DISASTRI DELLO SHIPPING, MA CHI SE NE FREGA DEI
MARITTIMI
PIANO DI SORRENTO
. Dopo aver constatato, ahimè, che non riuscirò mai a seguirti
nell'inviarti miei commenti o riflessioni circa ciò
che riesco a leggere dei tuoi articoli con la stessa
velocità con cui tu li pubblichi, eccomi a soffermarmi,
per quel che posso, sulla notizia data da Massimo Granieri.
Ne viene fuori un quadro desolante di una realtà marinara che
sta quasi irrimediabilmente precipitando e non poco, sebbene già
se ne conoscessero i motivi scatenanti, sia di natura
economica
sia per tipologia di costruzioni. Navi di grosso tonnellaggio
che per ''loading capacity''sottraggono ad altre navi tale
possibilità limitandone la funzione per cui sono costruite e
sottraendone lavoro a chi, precedentemente a questo
-boom-, le occupavano offrendo il loro contributo vitale, non
aiutano più né i marittimi ad essere tali con le loro
professionalità e competenze né altri armatori che non
trovano più ingaggi(noli) a causa delle dimensioni meno
esagerate delle proprie navi. Infatti so di tanti MARITTIMI che
non riescono più ad imbarcare con i ritmi e la paga di una volta
o, se lo fanno, sono costretti ad accettare proposte che non
sempre si confanno alle proprie esigenze o abilità. Ciò, a mio
avviso, dovrebbe davvero essere motivo di preoccupazione per il
datore di lavoro, poiché, nonostante ''la malattia del ferro''
possa incidere profondamente su chi fa questo mestiere il
mancato compenso adeguato non dà scampo all' insoddisfazione.
Cosa fare...Riflettere sul fatto che prima si lavorava di più e,
forse, meglio, più navi galleggiavano e meno personale
era disoccupato. Ma a me preoccupano quei 2500 marittimi
bloccati e in condizioni disagiate per i quali non si fa nulla
dovendo, io, purtroppo, verificare così che ad una
delle categorie più produttive e fruttuose della nostra terra,
non si da il giusto tributo materiale, morale, psicologico ed
umano come meriterebbe, trascurando un personale tanto
quotato che, per anni, anzi, per secoli, ha
mantenuto alto il nome della nostra ITALIA nel mondo. In realtà
non si è mai fatto molto e nemmeno ci provano. Non sono
razzista, ma tra marocchini, tunisini, albanesi, filippini
and so on, il piatto piange ed un certo settore dell'economia
langue. Inoltre c'è da aggiungere che tra poco si andrà alle
'urne' per un voto di grande(?) importanza per il nostro Paese
eppure non ho ancora sentito nessuno offrire tale
opportunità anche alla gente di mare o almeno richiederlo. Però
si parla di italiani all'estero. ...Già, dimenticavo, chi
lavora fuori sulle navi non è all' estero ma comunque in patria,
in tal caso in ITALIA visto che ogni nave è patrimonio
fluttuante, a maggior ragione dovrebbero dunque votare, o
sbaglio...Non si tratta così chi contribuisce alla ricchezza ed
al prestigio di un popolo con tanti sacrifici e con tanti rischi
ogni giorno. Anna Bartiromo.